La necessità di modificare la nostra preziosa Costituzione nella parte riguardante il funzionamento dello Stato e, per altro verso, le autonomie, è un punto di discussione aperto ormai da anni che puntualmente viene utilizzato quando c’è necessità di coprire problemi dell’esecutivo o incapacità a realizzare le mirabolanti promesse fatte in campagna elettorale.
Anche questa volta l’impressione è quella: una campagna di distrazione di massa rispetto alle mille promesse non mantenibili. Siamo in piena crisi finanziaria, le persone non arrivano alla terza settimana del mese, i poveri aumentano in modo preoccupante, le aziende chiudono, i disoccupati non hanno più sostegni, l’immigrazione è fuori controllo: di questo dovrebbe parlare il governo oggi, del perché non risolve nessuno dei reali problemi della gente, e non di riforme.
La riforma di cui si parla in questi giorni è la stessa che ha visto fallire referendum e carriere politiche senza dare alcun risultato. Questo è avvenuto perché le diverse coalizioni che hanno guidato i precedenti esecutivi hanno proceduto a colpi di maggioranza, senza dialogare e mediare con le opposizioni, facendo della riforma una bandierina da imporre con forza e non attraverso la condivisione.
Riteniamo questo sia un metodo sbagliato che, se sarà seguito anche questa volta, offrirà il medesimo risultato di sempre: fallimento della riforma e fine della carriera politica di chi se la intesta.
Suggeriamo, pertanto, alla presidente Meloni di aprire il dibattito sulla riforma a tutte le forze politiche e avviare un confronto costruttivo che possa consentire di unire il Paese, di ammodernare il sistema e di garantire maggiore governabilità, evitando lo stesso errore di personalizzazione dei suoi predecessori.
Stefano Bandecchi
Coordinatore nazionale di Alternativa Popolare
Sindaco di Terni