ALTERNATIVA POPOLARE
PROGRAMMA POLITICO

Congresso Programmatico

Terni 27 – 28 gennaio 2024

Innovativa, europea, sostenibile: l’Italia del futuro

La velocità dei cambiamenti avvenuti nel mondo dal 2014 ad oggi non ha precedenti nella storia dell’umanità. Il nostro Paese si è trovato immerso in scenari globali sempre nuovi e inattesi: contrapposizioni tra blocchi economici e geopolitici, mutazioni del terrorismo, conflitti ibridi, evoluzioni tecnologiche sempre più invasive e, da ultimo, pandemia e guerre.

Per contro, la comunicazione basata sulla reazione immediata agli eventi comporta una crescente e drammatica superficialità dell’analisi e un progressivo accorciarsi della memoria. Si assiste ad un grave impoverimento del dibattito pubblico e ad un continuo, spesso irrazionale, modificarsi di priorità e valori nella mente e nel cuore delle persone. Una delle conseguenze è l’incapacità di vedere l’Italia dentro uno scenario più vasto, con la costante tentazione di una concezione autarchica della politica, dove il contesto globale è visto come un ostile fastidio anziché come un inevitabile termine di confronto e una opportunità di crescita. Occorre invece reagire per non essere travolti da questi processi che appaiono ormai sempre più come variabili indipendenti nell’equazione della storia.

A tutti gli italiani che credono nel proprio Paese e nell’Europa e condividono i valori del popolarismo di Sturzo e De Gasperi, Alternativa Popolare offre una opportunità che va oltre gli schemi proposti dalle forze politiche presenti oggi sullo scenario nazionale.

AP fa parte della famiglia del Partito Popolare Europeo, del quale fa proprio il manifesto dei valori. L’Italia è chiamata a giocare la partita del proprio futuro, superando la politica urlata, l’incapacità al potere, vecchi slogan e ricette dimostratesi inefficaci e superate.  Siamo dentro un contesto europeo in costante evoluzione, che ha dimostrato, reagendo alla pandemia e alla drammatica guerra in Ucraina, una nuova e finora mai sperimentata capacità di solidarietà. La rinnovata costruzione europea dovrà essere ancora più saldamente fondata sui propri pilastri storici e sulle comuni radici giudaico-cristiane e liberali: centralità della persona e della famiglia, adottando un approccio intergenerazionale contro le sfide demografiche; economia sociale di mercato per coniugare libera iniziativa e solidarietà; cura dell’ambiente come difesa del più prezioso patrimonio comune e opportunità di sviluppo economico e tutela della salute; rafforzamento del legame transatlantico; solidarietà tra i popoli; difesa dei confini comuni contro l’affermarsi di nuove forme di nazionalismo, dentro e fuori il nostro continente; centralità dell’Europa negli equilibri geopolitici mondiali.

Occorre far crescere una generazione nuova, di giovani competenti e appassionati al bene comune, consapevoli delle occasioni che l’Europa offre, che portino a compimento la realizzazione del sogno europeo. Un sogno basato su una visione comunitaria e liberale, distante dall’individualismo americano, che assolutizza il mercato come fine ultimo e dal neo-collettivismo cinese, che ripropone un modello di centralismo statalista già inesorabilmente bocciato dalla storia.

A tutto questo il nostro Paese è chiamato a dare il proprio contributo determinante, attraverso un difficile ma ineludibile processo di profonda trasformazione culturale e strutturale.

L’Italia della crescita e della coesione sociale

La crescita del sistema-Paese è garantita dalla libera iniziativa degli imprenditori, che lo Stato deve trattare come amici da sostenere e non come avversari da combattere. Economia e finanza vanno ripensate in una prospettiva che armonizzi libertà di mercato e giustizia sociale.

L’economia sociale di mercato garantisce libertà di iniziativa e, al tempo stesso, protezione sociale per tutti i cittadini. Un modello caro alla tradizione cattolica, liberale e riformista che va difeso e rafforzato, senza cedimenti verso il liberismo americano, basato sull’esaltazione dell’individuo, e il collettivismo cinese, fondato sulla negazione di ogni forma di libertà personale.

  • Il lavoro è lo strumento per la realizzazione della dignità di ogni essere umano: la priorità è creare posti di lavoro reali e decorosi, soprattutto per i giovani. Per costruire una società giusta devono essere superate le forme di sostegno di tipo assistenzialistico – come il reddito di cittadinanza – introducendo, invece, il lavoro di cittadinanza per garantire a chiunque abbia bisogno una sussistenza dignitosa e libera.
  • La creazione di occupazione stabile e sicura può essere realizzata solo con il rafforzamento di un’economia dinamica, innovativa, solidale, basata sui tre pilastri: economia sociale di mercato, innovazione centrata sull’uomo, competitività di ogni territorio.
  • L’Italia dovrà orientarsi sempre più verso l’economia digitale e l’economia circolare, promuovendo l’innovazione e la competitività del settore industriale e produttivo. Con un grave errore strategico, le classi dirigenti del Paese hanno completamente perso di vista la pianificazione di una politica industriale di lungo periodo. Dovere della politica è invece guardare alle opportunità derivanti dalle transizioni in corso, con particolare attenzione alle innovazioni apripista e alle possibilità offerte dai nuovi settori industriali emergenti.
  • Per sostenere la transizione tecnologica è fondamentale siano previste detrazioni per le spese di innovazione sostenute dalle piccole e medie imprese.
  • Lo Stato deve sostenere le iniziative imprenditoriali, specialmente quelle delle nuove generazioni. L’avvio di nuove attività deve essere incoraggiato tramite un notevole taglio degli adempimenti amministrativi e degli oneri fiscali a carico dei nuovi imprenditori.
  • Oltre al sostegno delle grandi imprese, la politica industriale deve sostenere le piccole e medie imprese, supportandone la transizione ecologica e digitale; parimenti, la filiera dell’artigianato deve essere promossa e supportata in quanto eccellenza rappresentativa dell’unicità del Made in Italy.
  • Il sostegno al sistema agro-alimentare italiano, il quale rappresenta una delle eccellenze del nostro Paese, deve essere finalizzato alla continua crescita in termini qualitativi e ambientali e ad una ancora maggiore promozione del marchio Italia nel mondo.
  • Relativamente alla disciplina delle filiera distributiva agroalimentare, occorre in particolare prevedere l’inserimento obbligatorio in fattura del prezzo della prima cessione dei vari prodotti all’origine di chi li produce (aziende agricole) e se elaborati o confezionati anche quello del prodotto finito. Tale sistema deve essere implementato al fine di garantire una tracciabilità del prezzo prodotto immediata, da esibire agli organi di controllo che vigileranno costantemente i prezzi al pubblico nei vari canali distributivi per sanzionare automaticamente chi superi più del doppio di rincaro alle vendite finali del prezzo corrisposto al primo concessionario del prodotto finito. Attraverso l’applicazione di questa misura sarà possibile accorciare i troppi passaggi speculari nella filiera e regolare i cosiddetti “prezzi impazziti” dei vari canali distributivi, dove i cittadini acquistano quotidianamente la maggioranza dei beni alimentari di consumo.
  • Il settore terziario, e in particolare il commercio, i servizi alle imprese e i servizi di pubblica utilità, rappresenta una ricchezza da valorizzare, assieme al terzo settore, il quale fornisce un contributo di grande valore economico e sociale al Paese.
  • Uno Stato a servizio di chi intraprende, e non viceversa: fisco, burocrazia e giustizia amministrativa efficienti ed efficaci sono più importanti di qualsiasi politica di sussidi. Secondo diversi studi, gli adempimenti burocratici e le complessità del sistema fiscale costano alle imprese italiane tra i 150 e i 250 miliardi all’anno. Questo è un peso insostenibile, per eliminare il quale occorre introdurre misure per la semplificazione amministrativa, la riduzione dei vincoli burocratici e un fisco equo e giusto, con riduzione della pressione fiscale per le imprese, le famiglie e i lavoratori autonomi.
  • Il sistema della finanza, pubblica e privata, svolge un compito fondamentale per la crescita e per la coesione del Paese. Questo settore strategico va sostenuto, ma anche richiamato alla propria responsabilità sociale.
  • La competitività dei diversi territori deve essere sostenuta anche attraverso il potenziamento e la razionalizzazione delle infrastrutture di trasporto e comunicazione. Gli investimenti a favore della mobilità delle persone e merci sono infatti essenziali non solo per lo sviluppo economico e occupazionale e la competitività del sistema Paese, ma anche in un’ottica di riduzione dei fattori di inquinamento ambientale e di promozione di una mobilità sostenibile.
  • Il Made in Italy è un vero tesoro nel mondo per il nostro Paese. La sua tutela deve essere costantemente promossa e posta al centro delle strategie di sviluppo commerciale e industriale verso l’estero.
  • Ogni persona che vive in Italia deve contribuire a creare benessere e ricchezza, ottenendo in ritorno la dignità e la libertà che a ogni uomo spetta. Gli stranieri costituiscono, in Italia, l’8.6% della popolazione: la gran parte di essi è già perfettamente integrato e fornisce un contributo importante al nostro sistema produttivo ed economico.
  • La possibilità che anche i migranti in attesa di regolarizzazione possano svolgere attività – e non pesare passivamente sui bilanci dello Stato – è un intervento da prevedere, con opportune modifiche legislative.
  • La nuova solidarietà tra gli Stati dell’Unione Europea, che ha portato alla creazione del Next Generation EU, impone al nostro Paese la capacità di sfruttare fino in fondo le risorse messe a disposizione del nostro PNRR. A questo proposito, l’intero sistema Paese deve compiere un vero salto di qualità mettendo in campo capacità, progettualità e lungimiranza, caratteristiche che solo recentemente sembrano essere riemerse nell’attenzione dell’opinione pubblica, per troppi anni distratta da politiche populiste.
  • Il debito pubblico rappresenta il principale elemento di svantaggio competitivo del nostro Paese in sede europea e internazionale. Occorre uno sforzo reale, che rifugga da elementi demagogici ed elettoralistici, per migliorare sotto questo profilo e poter tornare ad avere autorevolezza nel confronto con i partner europei. Proseguire in una logica di costante indebitamento riversa pesi non sopportabili sulle spalle delle giovani generazioni.

L’Italia della persona e della famiglia

Il popolarismo si basa sulla centralità della persona come elemento fondamentale della comunità umana e sulla famiglia come nucleo fondante della società, al quale devono essere orientate le politiche sociali, impiegando tutti gli strumenti possibili.

  • Il primo intervento per poter sostenere concretamente la famiglia è l’introduzione di meccanismi di equità fiscale e l’applicazione del quoziente familiare, aumentando i coefficienti attualmente previsti e introducendo una vera e propria no tax area in presenza di alcuni requisiti. Un’altra misura di estrema importanza è quella del fattore famiglia comunale, a integrazione dell’Isee, per le tariffe dei servizi nelle città.
  • Le politiche di conciliazione lavoro-famiglia devono essere rafforzate. Dove possibile devono essere agevolate le nuove forme di lavoro da remoto, con particolare attenzione alla possibilità di usufruire dello smart working in maternità anche in quei casi dove la gravidanza non risulti a rischio. La previsione di maggiori tutele deve essere garantita anche ai genitori lavoratori autonomi. Per favorire l’equa distribuzione degli obblighi di cura, il periodo di congedo parentale per i papà deve essere incrementato.
  • La libertà di educazione può essere garantita solo consentendo alle famiglie una reale possibilità di scelta a livello economico, implementando di misure come il buono scuola e/o di interventi a favore della defiscalizzazione delle rette per le scuole partitarie.
  • Il grave inverno demografico del Paese impone la messa in campo di politiche efficaci a sostegno della natalità, la quale deve essere intesa non come un fatto privato ma come una reale prospettiva di sviluppo. Il trend demografico negativo che da decenni affligge l’Italia può essere combattuto attraverso: la previsione di un welfare più generoso, ispirato ai modelli adottati nei Paesi del nord Europa; la messa in campo di politiche atte a offrire ai neo-genitori maggiori opzioni di supporto nella cura dei figli, come ad esempio un voucher per babysitter per nuclei più indigenti; l’eliminazione, nell’erogazione di misure a supporto della natalità, delle distinzioni esistenti tra dipendenti pubblici e privati e tra lavori dipendenti e lavoratori autonomi; l’agevolazione delle procedure di adozione.
  • A questo proposito, devono essere potenziati i bonus bebè per tutti i primi anni di vita del bambino, prevedendo importi coraggiosi che vengano considerati come investimenti necessari allo sviluppo e alla sopravvivenza del Paese. Tutte le misure a supporto delle nascite devono essere garantite anche ai genitori con lavoro autonomo a partita Iva.
  • Per affrontare l’inverno demografico cui assistiamo occorrono una serie di interventi coordinati, ma soprattutto politiche per i giovani che consentano loro di poter godere di un’occupazione sicura e di avere le giuste condizioni per creare un nucleo familiare. In particolare, servono maggiori garanzie a livello occupazionale; le aziende che assumono giovani a livello indeterminato devono poter usufruire nei primi anni di un azzeramento delle imposte.
  • Per la messa in campo di buone pratiche a sostegno della natalità devono essere favorite tutte le iniziative di rete – come ad esempio quella del Network Family in Italia – che permettano di evidenziare le best practices attuate da Comuni e Enti territoriali nel sostegno alla genitorialità.
  • Alternativa Popolare si oppone alla pratica dell’utero in affitto e al tentativo di mercificazione dei corpi delle donne e delle vite dei figli.
  • Essendovi una chiara relazione tra autonomia, stabilità economica e possibilità di avere figli, occorre dare maggior sostegno alle politiche attive del lavoro, a partire da interventi per la maggior defiscalizzazione e decontribuzione per i datori di lavoro che assumano.
  • Le famiglie hanno diritto a servizi di qualità per l’assistenza all’infanzia. Le disparità nell’accesso sul territorio nazionale nella diffusione di asili e nidi pubblici impone un rapido cambio di passo, anche in funzione del necessario rafforzamento della presenza femminile nel mercato di lavoro. L’assistenza all’infanzia deve ispirarsi a modelli che hanno dimostrato di saper rispondere alle esigenze genitoriali, come il modello inglese.
  • La tutela dei minori impone una drastica e inflessibile vigilanza sui fenomeni di abuso: per questo devono essere rafforzati i controlli sulle case famiglia; anche la rete degli assistenti sociali deve essere rivisitata e rafforzata.
  • La lotta alla violenza di genere deve essere inflessibile e deve passare, anzitutto, per un vero e profondo cambiamento culturale, a partire dalle scuole e dal rafforzamento dei percorsi educativi sul tema, già dalla primissima età. Il grido di allarme che arriva dalle donne vittima di violenza non deve mai più rimanere inascoltato: ecco perché occorre vengano sostenute maggiormente le associazioni, i centri di ascolto e le case di accoglienza che, sul territorio, contribuiscono a creare una rete di sicurezza per tutte le vittime di violenza di genere.

L’Italia della salute e del benessere

Salute e benessere sono il bene primario per eccellenza e devono essere garantiti a tutti, senza discriminazioni sociali, territoriali o economiche nel pieno rispetto del diritto alla cura. Ogni malato è «legittimo utente di un pubblico servizio, cui ha pieno e incondizionato diritto». La salute non è «semplice assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico e psichico» che lo Stato deve garantire. In tale prospettiva il diritto ad un ambiente salubre costituisce premessa necessaria per l’effettività del diritto alla salute. Ciò posto, occorre pertanto ribadire come:

  • Il Fondo Sanitario rappresenta una «spesa costituzionalmente necessaria», la quale non può essere tuttavia così espansiva da determinare un’inaccettabile compressione degli altri diritti costituzionalmente garantiti.
  • È fondamentale riallineare le decisioni tra chi ha la responsabilità dello stanziamento del fondo (lo Stato) e chi ha la responsabilità (le Regioni) di garantire il funzionamento organizzativo dell’erogazione del servizio dopo aver subito tali tagli.
  • Le Autonomie Territoriali hanno un valore generativo riconosciuto dalla stessa Corte Costituzionale, di cui lo Stato ha bisogno soprattutto in Sanità.
  • L’efficienza non è garantita dai Commissariamenti da parte dello Stato, i quali non hanno prodotto miglioramenti sostanziali pur essendosi protratti per molti anni. Lo Stato deve intervenire solo se dimostra che il suo intervento è in grado di generare un miglioramento.
  • Solamente l’applicazione del principio costituzionale di sussidiarietà può garantire un’efficace difesa del Servizio Sanitario. In tale prospettiva la sanità privata si è dimostrata particolarmente efficace nel soddisfare le esigenze dei pazienti. Un report del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) certifica che in due anni la spesa “out of pocket”, ovvero completamente a carico del cittadino, è salita da 34,8 a 37 miliardi di euro.
  • La forma più avanzata e solidale per orientare efficacemente questa spesa, per esempio, è quella formulata in pacchetti di welfare aziendale offerti dai datori di lavoro, mediante la sottoscrizione di polizze di gruppo più economiche, a favore dei propri dipendenti.
  • Nelle università è fondamentale incrementare i posti per le specializzazioni mediche, eliminando il numero chiuso.
  • L’auspicabile sviluppo della telemedicina deve essere favorito attraverso i necessari protocolli applicativi. Per prendersi veramente cura delle persone più fragili bisogna garantire una vera integrazione dei servizi sanitari e sociosanitari con quelli sociali. Questo può avvenire tuttavia solo applicando seriamente il principio di sussidiarietà orizzontale, per il quale la mano pubblica interviene solo laddove la società civile sana non riesce ad agire con efficacia, per fare ciò bisogna garantire:
  • La libertà di scelta da parte del cittadino, che rimane il solo a riconoscere chi fornisce un servizio adeguato alle sue esigenze.
  • Lo Stato e Le Regioni devono dettare le regole di funzionamento del SSN, ma l’erogazione delle prestazioni da parte dalle aziende pubbliche e private del Servizio Sanitario, deve avvenire in una posizione di parità tra tutti gli erogatori pubblici e privati, la cui concorrenza innalza la qualità del servizio. Gli utenti del SSN hanno diritto ad avere prestazioni qualitativamente e quantitativamente sempre migliori. Occorre quindi favorire la ricerca, oltre che arruolare personale qualitativamente e quantitativamente adeguato impegnando il sistema di formazione Universitaria, soprattutto specialistica, ad eliminare i colli di bottiglia che impediscono tali processi. Le famiglie con figli o familiari affetti da diverse forme di non autosufficienza devono essere sostenute nel loro impegno quotidiano di cura. Per queste ragioni è fondamentale incrementare e migliorare l’offerta assistenziale attraverso:
  • La considerazione del supporto socioeconomico agli anziani come un dovere morale ancor prima che civile. È fondamentale attuare politiche concrete e mirate, specialmente a favore delle persone che in età avanzata si trovino con un reddito basso. Queste categorie devono essere tutelate attraverso sussidi e agevolazioni fiscali.
  • La garanzia dell’accesso a servizi di assistenza domiciliare e di supporto per gli anziani che vivono da soli o che hanno bisogno di assistenza. Relativamente a questo aspetto, devono essere introdotte politiche per incentivare lo sviluppo e la formazione nell’ambito dei servizi di assistenza domiciliare. Il servizio dovrà essere universale.
  • L’adeguamento delle strutture sanitarie pubbliche alla crescente richiesta di valutazione e di presa in carico del paziente e l’implementazione di un Piano per la non autosufficienza che garantisca la tutela delle persone fragili e delle loro famiglie.
  • Un sostegno concreto alle famiglie con persone con disabilità a carico, attraverso l’aumento dei livelli essenziali di assistenza sociale e di sostegno medico e psicofisico.
  • Un maggior riconoscimento e tutela della figura del caregiver.
  • L’aumento dei docenti di ruolo di sostegno che affianchino nel percorso scolastico tutte le persone con disabilità.
  • Un controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro e sulla tutela dei principi costituzionali di non discriminazione .
  • Un vasto piano di stanziamenti per mettere a norma e garantire la piena accessibilità di edifici e servizi pubblici.
  • Il supporto alla diffusione del “silver cohousing” e delle strutture residenziali per persone con disabilità per garantire condizioni di vita migliori future.
  • Il completamento e rivisitazione della legge “Dopo di noi” per tutelare le persone prive di sostegno famigliare.
  • Una particolare attenzione deve essere destinata ai pazienti affetti da malattie rare, a cui deve essere garantito l’accesso a tutti i farmaci necessari. La ricerca scientifica deve essere supportata tramite finanziamenti costanti. o qui

L’Italia della formazione e dell’ innovazione

Il futuro del nostro Paese si gioca su due sfide fondamentali: la valorizzazione della persona e il sostegno alla capacità di innovazione. È indispensabile accettare la sfida, cruciale per il futuro, di una formazione globale e permanente della persona, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori del processo educativo, formativo e produttivo e la piena attuazione del diritto allo studio.

  • L’investimento nel settore della scuola, della formazione professionale e dell’Università costituisce la priorità per la valorizzazione del nostro capitale umano, vera ricchezza del nostro Paese.
  • «L’universalità dei saperi» dovrà essere centrale nel processo di crescita della persona e dell’Italia, fondata sul Sapere e sul Saper Fare.

Il Sistema scolastico e universitario e quello della formazione professionale necessitano di un cambio di passo. L’istruzione deve tornare ad essere uno mezzo di emancipazione sociale in grado di fornire gli strumenti culturali per arrestare l’analfabetismo funzionale e contrastare l’analfabetismo di ritorno. Per ampliare la platea di futuri professionisti sarà indispensabile superare il numero chiuso in alcune Facoltà universitarie e aumentare gli standard qualitativi e quantitativi, ponendo l’obiettivo di raggiungere la media europea di laureati ogni anno.

  • Occorre introdurre nel sistema scolastico e universitario strumenti qualitativi idonei al concreto riconoscimento del merito degli attori coinvolti, siano essi docenti che discenti, affinché possano essere valorizzate le intelligenze e le attitudini del singolo individuo per un reale cambiamento improntato sui valori del merito, dell’eguaglianza delle opportunità e del riconoscimento delle qualità individuali.
  • La sfida per l’istruzione e per la formazione permanente della persona deve coinvolgere tutti gli attori in grado di contribuire allo sviluppo dei processi educativi e formativi, comprendendo anche le imprese. E’ necessario che sia finalmente riconosciuta pari dignità tra enti statali e non statali nel settore della formazione scolastica e universitaria. L’istruzione paritaria è parte integrante del servizio pubblico e ha dato prova di saper garantire elevati standard innovativi, qualitativi e accessibili a tutti, come dimostrato anche durante il periodo della pandemia. La convergenza di queste forze deve essere favorita, al fine di agevolare lo sviluppo del sistema produttivo Italia grazie al rafforzamento delle connessioni e delle interazioni tra Scuole, Università, Imprese e Centri di Formazione così da garantire professionalizzazione ed una efficace e costante riqualificazione professionale.
  • Occorre facilitare e favorire le nuove forme di insegnamento e apprendimento che utilizzano processi telematici nelle Università, così da ampliare la platea di utenti del nostro sistema universitario e raggiungere obiettivi solidi di smart education, riducendo le discriminazioni legate a barriere economiche, sociali e geografiche. Occorre altresì prevedere  l’istituzione del prestito d’onore, attuare una vasta politica di residenza scolastica, riconvertendo i beni demaniali dismessi, e potenziare l’infrastruttura digitale nel Paese eliminando il gap tra aree periferiche e centri urbani.
  • E’ necessario prevedere un Programma Neet per recuperare e formare i giovani ai margini del mercato del lavoro che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione. Per il raggiungimento di questo obiettivo sarà fondamentale un’azione verticale che coinvolga gli Enti Locali e favorisca la mobilità interna e la nascita di nuove giovani imprese, da sgravare da eccessiva burocrazia e peso fiscale.
  • È cruciale mettere al centro dell’azione di governo il sostegno a ricerca, alta formazione e innovazione tecnologica, coinvolgendo nello sforzo la piccola grande e media impresa e il sistema della finanza pubblica e privata (venture capital). Le università italiane devono divenire attrattive a livello internazionale e garantire ai nostri migliori talenti la possibilità di essere pienamente valorizzati.
  • Ogni anno il nostro Paese spende 4 miliardi di euro per formare giovani che, in assenza di un mercato del lavoro accessibile – e attraente – scelgono di portare le loro competenze all’estero. Tale situazione non può più essere accettata: l’Italia deve tornare a essere un luogo dove ogni giovane possa realizzare pienamente la sua ambizione personale senza dover accettare compromessi al ribasso.
  • Le aziende che innovano e investono in ricerca devono essere premiate e non ostacolate a livello fiscale e normativo. In tema di innovazione e formazione occorre superare le disposizioni legislative obsolete per accelerare il processo di crescita del sistema Paese.
  • L’Italia deve attuare politiche che garantiscano un corretto uso delle tecnologie innovative, inclusa l’Intelligenza artificiale, strumento dall’elevato potenziale che racchiude in sé molte contraddizioni: per questo è fondamentale che siano colti gli aspetti positivi ma che allo stesso tempo siano previsti adeguati limiti etici e legali al fine di tutelare i cittadini.
  • Deve essere programmato un piano strategico pluriennale per riconvertire le aree industriali dismesse e trasformarle in Cluster Tecnologici Nazionali.
  • Le impellenti trasformazioni del mondo globalizzato ci chiedono di fornire risposte concrete e lungimiranti su temi tra loro strettamente connessi, come formazione e sviluppo economico sociale. A tal fine sarà determinante rafforzare il raccordo tra politiche di Istruzione, Università e Sviluppo Economico e coordinare tutti i partner istituzionali – Enti locali compresi – affinché siano forniti strumenti in grado di cogliere tempestivamente i mutamenti e le esigenze del mercato del lavoro.
  • Prevedere interventi immediati per ridurre il mismatch occupazionale causato in primo luogo dal disallineamento di competenze (skills mismatch), che comporta la mancata corrispondenza tra le competenze dell’offerta di lavoro e quelle richieste dalla domanda di lavoro.
  • Vivere nella società della conoscenza implica uno sforzo culturale costante. Per questo occorre promuovere sin dai primi anni di scuola primaria un approccio scientifico e ad ogni livello di istruzione e prevedere l’inserimento di materie STEM. L’obiettivo deve essere quello di preparare i professionisti di domani ad affrontare lavori che ancora non esistono; allo stesso tempo deve essere riconsiderato l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro.

L’Italia dell’ambiente per lo sviluppo

La tutela dell’ambiente, la protezione della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici costituiscono elementi essenziali e imprescindibili dell’azione politica dei prossimi decenni, così come chiaramente delineato dalle Nazioni Unite nell’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Una vera transizione ecologica può tuttavia essere raggiunta solo facendo in modo che tra il «non si può fare nulla» e il «si deve fare tutto» prevalga il «fare come si deve».

  • Una seria politica energetica nazionale deve essere basata su alcuni capisaldi strategici, inquadrati dentro un piano energetico industriale e residenziale nazionale: promozione dell’efficienza e del risparmio energetico; riduzione della dipendenza dall’estero, aiutando famiglie e imprese a diventare dirette produttrici di energia con il sostegno alle fonti rinnovabili e alle comunità energetiche rinnovabili, senza incentivi economici, ma con l’eliminazione dei troppi lacci e lacciuoli burocratici tuttora esistenti; sostegno al geotermico residenziale; efficientamento degli impianti idroelettrici di grande derivazione e aumento dei sistemi di pompaggio; erogazione di quote della rendita energetica ai territori sede di impianti e redistribuzione alle famiglie in povertà energetica; apertura verso l’impiego dell’energia nucleare di ultima generazione; differenziazione delle fonti di approvvigionamento nel settore delle fonti energetiche fossili, come drammaticamente reso evidente dalla guerra in Ucraina; maggiore integrazione e resilienza delle reti elettriche. Le principali aziende partecipate dello Stato (ENEL, TERNA, ENI, SNAM) dovranno continuare ad accompagnare la transizione ecologica secondo questi capisaldi. E’ in gioco la sicurezza nazionale in termini di effettiva disponibilità di energia. • Grande attenzione va riservata alla nuova economia dell’idrogeno. L’idrogeno, infatti, è destinato a diventare nei prossimi anni un protagonista fondamentale della nuova transizione ecologica ed energetica.
  • La partecipazione di soggetti italiani ai progetti internazionali di ricerca sulla fusione nucleare deve essere incentivata.
  • In linea con gli obiettivi europei, dovranno essere messe in campo azioni e iniziative a sostegno della diffusione di un modello di economia circolare che estenda il ciclo di vita dei prodotti e minimizzi la produzione di rifiuti e scarti. Fondamentale è, in questo senso, la gestione efficiente e sostenibile del ciclo dei rifiuti tramite il potenziamento della raccolta differenziata, l’efficientamento degli impianti di recupero e di smaltimento, il finanziamento degli organismi di controllo e vigilanza di settore, a maggior tutela della salute e dell’ambiente.
  • Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani in plastica, saranno necessarie iniziative di riduzione e ottimizzazione del packaging. Tali misure produrrebbero importanti economie per il consumatore finale e una forte diminuzione dei costi di recupero o smaltimento, specialmente attraverso l’utilizzo dei tanti biomateriali ormai disponibili, senza dimenticare il taglio agli enormi sprechi idrici ed energetici connessi alla produzione di imballaggi inutili o inquinanti.
  • Dovrà essere assicurato un sostegno alle nuove forme di mobilità intelligente che assicurano una diminuzione dei costi economici ed ambientali, ottimizzando il risparmio energetico e abbattendo le emissioni di gas climalteranti. La mobilità elettrica deve essere attentamente valutata per tutti gli aspetti dell’impatto ambientale connesso con le attuali tecnologie (es. le terre rare per la produzione delle batterie; la questione dello smaltimento). • Occorre attivare politiche contro i cambiamenti climatici chiedendo ai partner globali condizioni di pari impegno, per non penalizzare il sistema produttivo nazionale ed europeo. • La fragilità strutturale dell’Italia impone sforzi sempre maggiori nella prevenzione del degrado ambientale, nella protezione del territorio da eventi climatici estremi, nella tutela della qualità delle acque e del suolo: per questi motivi il Governo statale deve attivare un confronto sistematico con Regioni ed Enti Locali, evitando controproducenti centralizzazioni su Roma, valutando congiuntamente le misure prioritarie di prevenzione sui territori, senza dover inseguire ogni volta a disastro compiuto, con evidenti benefici in termini di vite umane salvate e di risorse finanziarie risparmiate. Il Parlamento dovrà coerentemente elaborare Testi Unici adeguati a tali sfide, rispettosi delle peculiarità territoriali, evitando la consueta, irrazionale, contraddittoria sovrapposizione normativa di leggi nazionali e regionali, decreti, ordinanze, etc. • Insegnamento obbligatorio dell’educazione ambientale nelle scuole primarie e secondarie di I grado, al fine di formare e stimolare i più giovani alle buone pratiche del presente e del futuro. Tutti questi obiettivi possono essere raggiunti sostenendo la ricerca e l’innovazione in campo energetico e ambientale, esplorando le possibilità esistenti e potenziando la ricerca nelle aree di frontiera. Un dialogo regolare e incalzante tra Palazzo Chigi, Università e industrie dovrà essere incentivato con particolare attenzione alla chimica verde (di cui l’Italia è campione mondiale), creando nuovi hub nazionali di studio, ricerca e sviluppo strategico, favorendo con ogni mezzo disponibile la più stretta connessione con i protagonisti globali del settore.

Una nuova concezione dello stato

Il modello di Stato che abbiamo in mente esce dalla sterile contrapposizione tra centralismo e autonomia. Il nostro Paese paga le inefficienze e le contrapposizioni di un sistema amministrativo fondato su un regionalismo ancora incompiuto e disomogeneo. Occorre porre mano con coraggio a una revisione dell’assetto istituzionale che permetta di realizzare un sistema equilibrato ed efficiente.

  • Se il centralismo non si addice alla visione liberale di un sistema statale, pensare di contrapporre ad esso il tema dell’autonomia, per quanto differenziata, è concettualmente sbagliato e controproducente, stimolando egoismi territoriali piuttosto che promuovere sinergie. Il punto di equilibrio – e di innovazione – in questa dialettica è un modello di Stato autenticamente sussidiario, che garantisca, nella sua dimensione verticale, una adeguata distribuzione dei poteri e delle responsabilità.
  • Nella sua dimensione orizzontale, invece, la sussidiarietà, impone uno Stato che valorizzi le forze positive del tessuto sociale ed economico, creando le condizioni per cui pubblico e privato possano avere le medesime opportunità, contro ogni tentazione centralista, prevedendo un sempre maggiore coinvolgimento del terzo settore nel governo della cosa pubblica. Il volontariato costituisce una incredibile risorsa del nostro tessuto sociale ed economico nei diversi ambiti: sociale, educativo, culturale, dell’economia e del lavoro, e la riforma del terzo settore non è ancora sufficiente a valorizzarlo pienamente.
  • L’attuale sistema regionale italiano è disomogeneo, soprattutto in termini dimensionali. Occorre ragionare su un nuovo assetto che consenta di paragonare tra loro soggetti confrontabili. Una seria riforma del sistema giudiziario è premessa fondamentale per la costruzione di uno Stato efficiente ed efficace.
  • Abbiamo bisogno di uno Stato che sia promotore di una giustizia equa e rapida che consideri la pena come una possibilità di recupero del condannato. Occorre superare pertanto la tradizionale logica punitiva e, soprattutto, intensificare gli sforzi perché le carceri italiane siano luoghi dignitosi dove scontare la pena il cui fine rimane il reinserimento dell’individuo nella società.
  • La grave condizione di sovraffollamento in cui versano tutti gli Istituti penitenziari italiani impone di promuovere forme alternative alla detenzione, limitando all’essenziale il ricorso alla custodia cautelare. Strumenti come la libertà vigilata, la detenzione domiciliare o l’affidamento ai servizi sociali devono essere promossi sia per non sovraccaricare le carceri italiane sia per alleggerire il lavoro delle Forze di polizia penitenziaria, la cui condizione di sottorganico determina gravi e pesanti condizioni di lavoro da tempo denunciate dai sindacati di categoria.
  • Per alleggerire la pressione sui tribunali italiani occorre introdurre meccanismi di risoluzione alternativa delle dispute, come ad esempio la mediazione, così da consentire anche alle parti coinvolte di risolvere, in modo più rapido ed efficiente, le proprie controverse senza ricorrere a infiniti ed estenuanti procedimenti giudiziari.
  • L’attuazione della riforma della giustizia deve essere accompagnata dall’implementazione di un sistema di monitoraggio e valutazione costante che valuti l’efficacia delle riforme introdotte, garantendo allo sesso tempo un adattamento continuo degli strumenti alle esigenze della società. Una priorità assoluta per il Paese è la modernizzazione della burocrazia, essenziale per uno Stato efficiente e al servizio della società, e non viceversa.
  • I costi della Pubblica Amministrazione incidono in modo rilevante sul bilancio dello Stato. Uno sforzo serio di razionalizzazione di tali costi, senza penalizzare il personale operativo, è doveroso in un momento nel quale a tutti, cittadini e imprese, è chiesto di contenere le spese anche a causa dell’inflazione. Per il raggiungimento di questo obiettivo occorre pertanto condurre un’analisi approfondita delle spese, così da identificare le aree dove possono essere apportati miglioramenti, anche tramite sistemi di contabilità e reporting avanzato.
  • Ridurre i costi significa anche semplificare le strutture amministrative, razionalizzando gli strati burocratici, eliminando le duplicazioni delle funzioni e migliorando la coerenza nell’erogazione dei servizi. Questa razionalizzazione, beninteso, non deve tradursi in tagli indiscriminati, in particolare sul personale operativo.
  • Un elemento chiave della riforma della Pubblica amministrazione riguarda l’adozione di tecnologie avanzate per la digitalizzazione dei pubblici servizi. La creazione di piattaforme online centralizzate consente ai cittadini di accedere facilmente a informazioni, servizi e procedure amministrative, semplificando il rapporto tra gli stessi e la Pa.
  • L’implementazione di sistemi di gestione elettronica dei documenti riduce notevolmente i tempi di elaborazione, favorendo peraltro una comunicazione più efficiente tra i vari livelli amministrativi.
  • La digitalizzazione del sistema Paese deve essere accompagnata da forti e decisi interventi formativi, con un approccio al life-long learning che consideri le competenze come in continuo aggiornamento. Nessun cittadino deve rimanere escluso dall’accesso ai servizi digitali e deve essere in grado di esercitare a pieno il proprio diritto alla cittadinanza attiva.
  • Un mondo sempre più connesso impone l’adozione di standard di sicurezza informatica elevatissimi. Proteggere la protezione dei dati sensibili dei cittadini e garantire protocolli di sicurezza avanzati è necessario non solo per proteggere il Paese ma anche per instillare la fiducia nei cittadini.

L’Italia della cultura, del turismo e dello sport

Cultura, Turismo e Sport sono ambiti nei quali il nostro Paese può vantare, a livello mondiale, eccellenze di assoluto valore che devono essere adeguatamente valorizzate e sostenute. E’ necessario considerare questi tre settori un unicum per far crescere ulteriormente l’Italia. In passato, infatti, i tre ambiti sono stati amministrati e gestiti come corpi separati, non comprendendo la possibilità che ognuno fosse volano per gli altri. La piena valorizzazione di questi tre settori, da considerare come protagonisti dello sviluppo sociale ed economico del Paese, necessita di investimenti nazionali e locali, da coordinare attraverso una proficua sinergia tra gli enti. Per quanto riguarda la cultura,

  • Occorre considerare che il settore culturale rappresenta a pieno titolo un settore economico, da affrontare e gestire con spirito imprenditoriale.
  •  A questo necessario aspetto imprenditoriale deve essere coniugato un approccio sociale. I beni culturali devono essere disponibili per tutti, a prescindere dalla condizione socio-economica o dalle provenienze.
  • Il nostro patrimonio architettonico, paesaggistico, archeologico, letterario, artistico, museale e musicale deve coniugarsi con le tradizioni locali, le cui specificità offrono un’immensa ricchezza e diversità, riflessa anche nelle tradizioni culinarie e vitivinicole.
  • Al fine di incentivare la fruizione dei beni culturali, è fondamentale la programmazione di incentivi per accedere a musei, teatri e parchi archeologici.
  • È fondamentale implementare un piano di innovazione digitale per musei, archivi e siti storici, prevedendo l’introduzione di tecnologie interattive e sistemi di realtà aumentata che arricchiscano l’esperienza di visita, nonché il potenziamento dei siti web con tour virtuali e contenuti multimediali, con l’obiettivo di attrarre più visitatori, soprattutto tra le generazioni native digitali.
  • La presenza di stranieri in Italia è un fatto acquisito e, pertanto, non può più essere terreno di scontro ideologico. Per questo è necessario favorire l’integrazione culturale e il dialogo con tutte le componenti sociali, promuovendo iniziative che contribuiscano a uno sviluppo positivo della società, nel rispetto reciproco di tutte le peculiarità ma senza rinunciare alla propria identità. Un esempio virtuoso, in questo senso, è la costruzione del cimitero islamico avvenuta a Terni.Relativamente al settore sportivo,
  • Occorre rendere lo sport accessibile a tutti, a prescindere dalla condizione socio-economica o dall’area di provenienza, sostenendo lo sport dilettantistico amatoriale e professionistico, la diffusione di impianti e la promozione di una cultura che incentivi il ricorso all’attività fisica come strumento di aggregazione, di contrasto al disagio e come mezzo per garantire il benessere psicofisico della popolazione.
  • Un terzo degli italiani – dato Istat – dichiara di non praticare alcuna forma di attività fisica. La tendenza alla sedentarietà deve essere combattuta con mirate campagne di informazione, al fine di diffondere la consapevolezza circa i rischi derivanti da stili di vita sbagliati e, al contrario, i benefici di uno stile di vita attivo e sano, promuovendo l’attività fisica già dalla giovanissima età e la promozione dei valori connaturati allo sport.
  • Al fine di raggiungere questi obiettivi, occorre introdurre incentivi fiscali per le aziende che sponsorizzano società ed eventi sportivi dilettantistici.
  • Il settore sportivo non rappresenta, tuttavia, un solo strumento sociale. Lo sport è infatti un settore economico di assoluto prestigio da sostenere e rafforzare. Per questo motivo, dovranno essere sostenuti i grandi eventi sportivi, relativi a tutte le discipline, da incentivare attraverso i nostri atleti, testimonial vincenti nelle loro specialità. Per dare slancio all’industria sportiva italiana, inoltre, dovrà essere rafforzata la qualità dei nostri impianti, diffondendo una convincente cultura dell’accoglienza.Per quanto riguarda il turismo,
  • Il settore turistico – risorsa fondamentale sul piano economico e occupazionale – è alimentato dalla proposta culturale e sportiva. La capacità di attrarre e ospitare turisti nazionali e internazionali (incoming) e di favorire l’outgoing (importante per le agenzie di viaggio ma anche per gli scambi culturali con altri Paesi) passa inevitabilmente per il potenziamento delle capacità di accoglienza dei territori e dei servizi.
  • Al fine di sostenere gli sforzi pubblicitari attuati da Regioni e realtà territoriali occorre potenziare le azioni di promozione del prodotto Italia nel Mondo attraverso anche le rappresentanze diplomatiche e le imprese italiane operanti all’estero. In questo senso il Governo deve intensificare l’azione di coordinamento del marketing territoriale sviluppato dalle Regioni, promuovendo un’immagine complessiva del Paese e dando occasione di sviluppo a tutti i territori.
  • Occorre incentivare il cosiddetto “turismo fuori porta”, favorendo il turismo nazionale e il movimento dei cittadini al di fuori del proprio comune, provincia o regione di residenza.
  • A questo proposito, occorre venga incentivato il turismo verso quelle realtà territoriali che, con il loro grandissimo potenziale, potrebbero rappresentare valide e auspicabili alternative alle forme di turismo di massa, promuovendo così forme di turismo slow sostenibile.
  • Queste forme di turismo devono essere promosse nel pieno rispetto della vocazione specifica di ogni territorio. Il diritto alla conoscenza e alla bellezza deve diventare, infatti, un’occasione all’educazione alla conoscenza e alla bellezza.
  • Numerosi benefici potrebbero derivare dall’istituzione di buoni vacanza nazionali, da utilizzare presso le strutture ricettive italiane e da destinare a famiglie con reddito annuo al di sotto di una determinata soglia, così da ampliare l’accesso alla villeggiatura per le fasce meno ambienti e rilanciare il turismo nazionale.

L’Italia della sicurezza

Il tema della sicurezza è oggi sempre più articolato: sicurezza interna, sicurezza dei confini, sicurezza globale.

  • Relativamente alle migrazioni, è necessario mettere in campo un’azione politica affinché l’Unione europea fornisca un sostegno alla creazione di “hotspot” in territorio africano gestiti dall’ONU, dai Paesi di origine e dalla stessa UE; occorre altresì lavorare perché l’Europa prosegua nella riforma dei regolamenti comunitari sul diritto di asilo, trovando soluzioni che garantiscano un equilibrio tra accoglienza e solidarietà, tutelando i Paesi di primo ingresso dei migranti e intensificando la lotta ai trafficanti di esseri umani.
  • La sicurezza globale mette l’Europa al centro di nuovi rischi. La guerra in Ucraina è un dramma che non ci può vedere indifferenti rispetto a una ingiustificata aggressione, ma anche le altre forme di guerra ibrida e gli attacchi informatici rendono il nemico sempre più invisibile e, perciò, difficile da contrastare. Il terrorismo è tutt’altro che morto con la sconfitta sul campo di Daesh e non si può prevedere quando e in che forme tornerà a manifestarsi.
  • La guerra tra Israele e Hamas e le instabilità nello Yemen e in tutta l’Africa sub-sahariana aggiungono in continuazione focolai di instabilità ai confini dell’Europa. Nello scacchiere asiatico desta sempre più preoccupazione la ritrosia cinese all’indipendenza di Taiwan e il dispotismo Nord Coreano.L’Italia deve schierarsi senza se e senza ma con la comunità occidentale nella difesa dei valori della libertà e nella prevenzione di ogni minaccia per la pace; per tale ragione, il nostro Paese deve farsi promotore di un Esercito europeo.
  • Non possono essere messe in dubbio in alcun modo la prospettiva atlantista e la lealtà al Patto Atlantico e alla NATO, nel pieno rispetto degli impegni assunti, anche in relazione all’aumento degli investimenti nel settore della difesa fino al raggiungimento del 2% del Pil.
  • L’Italia occupa un ruolo strategico nel Mediterraneo, essendo situata al centro di importanti rotte e collegamenti tra L’Europa e l’Africa. Affinché il Paese possa difendere i suoi confini e, per l’effetto, quelli dell’Europa, le spese per la difesa debbono essere considerate come un investimento sulla sicurezza e, pertanto, debbono essere poste fuori dal Patto di stabilità.
  • Il ruolo nazionale e internazionale dell’industria della difesa italiana deve essere sostenuto, anche a livello di ricerca. Le spese per la difesa non possono non contemplare un miglioramento della mobilità militare. Solo facilitando la circolazione del personale e delle attrezzature militari in Europa, armonizzando i quadri giuridici nazionali sui movimenti militari transfrontalieri, si potrà prontamente e unitamente agire in caso di crisi (cooperazione UE-NATO).
  • L’Italia deve essere in prima linea nel lavoro per lo sviluppo del continente africano, spingendo l’Europa alla realizzazione di un vero piano Marshall per l’Africa (un Next Generation Africa), sia per promuovere l’utilizzo delle sue immense risorse, sia per prevenire ulteriori fenomeni di migrazione, guerre locali e minacce terroristiche.
  • Occorre un sistema di difesa per proteggere efficacemente lo spazio informatico (la cosiddetta cyber security), per tutelare il nostro Paese da qualsiasi tipo di interferenza politica, economica, terroristica e bellica realizzata attraverso l’uso delle tecnologie informatiche e di Internet.
  • È prioritario varare un piano nazionale per la sicurezza cibernetica che potenzi le difese delle infrastrutture critiche del Paese. Tale piano dovrà prevedere l’istituzione di un’unità operativa interforze dedicata al contrasto della criminalità informatica e il rafforzamento delle risorse dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Gli investimenti per la cyber security debbono rientrare tra le spese per la sicurezza e, perciò, essere poste fuori dal Patto di stabilità.
  • Il settore spaziale sta assumendo un’importanza cruciale sia per l’economia che per la sicurezza nazionale. L’Italia ha ottime competenze in questo campo che devono essere valorizzate e rafforzate attraverso investimenti nella ricerca e nell’industria spaziale, così da creare posti di lavoro ad alto valore aggiunto, sviluppando tecnologie all’avanguardia e garantendo una maggiore autonomia nell’accesso allo spazio.
  • L’Italia deve essere protagonista perché l’Europa si impegni a difendere i propri confini comuni, realizzando quella Comunità della difesa che De Gasperi sognava e che non vide realizzata. E’ fondamentale coordinare i sistemi di intelligence, le forze armate e di polizia, rafforzare lo scambio di informazioni, di uomini e di mezzi, lavorando in modo coordinato e sinergico con la NATO.

L'Italia nel mondo

Negli ultimi anni abbiamo assistito alle più grandi, veloci e drammatiche trasformazioni nella storia dell’umanità:

  • l’avvento sulla scena mondiale di nuove potenze globali; la trasformazione del terrorismo; le nuove e sempre più pericolose forme di conflitto e di colonizzazione; il rinascere di nazionalismi e sovranismi; l’aggravarsi dei fenomeni migratori; le conseguenze dei cambiamenti climatici;
  • le imprevedibili conseguenze dell’utilizzo indiscriminato dei mezzi di informazione e delle tecnologie informatiche sulla sicurezza quotidiana dei cittadini e sulla loro privacy;
  • negli ultimi anni, la pandemia e le guerre.In questo panorama, si riafferma la centralità dell’Europa e, all’interno di essa, dell’Italia. In particolare, il Mediterraneo è tornato ad essere il baricentro di molti degli equilibri globali, ritrovando un ruolo che era sembrato perdersi negli scorsi decenni.L’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea non è in discussione. Nello scenario internazionale, la dinamica geopolitica è dominata da Grandi potenze e coalizioni globali. Medie potenze come l’Italia, la Germania e la Francia non riescono più, da sole, ad influenzare le decisioni internazionali. Tuttavia, è importante riconoscere che attraverso una politica estera unitaria i Paesi membri dell’Unione europea possono ancora ambire a giocare un ruolo determinante per la stabilità e la costruzione di un ordine internazionale. L’Europa e le sue istituzioni sono chiamate ad un percorso coraggioso e irrinunciabile di adeguamento alle sfide dei tempi, che porti alla realizzazione del progetto dei Padri Fondatori: gli Stati Uniti d’Europa. Solo questa maggiore integrazione politica favorirà una risposta più efficace alle sfide comuni, come le crisi economiche, ambientali e migratorie, rafforzando il ruolo dei popoli europei sulla scena globale.La trasformazione della Banca Centrale Europea in prestatore di ultima istanza riveste un ruolo fondamentale nella stabilità finanziaria dell’Eurozona, prevenendo crisi bancarie e proteggendo l’integrità del sistema finanziario dei singoli Stati. Agendo come prestatore di ultima istanza, la Banca Centrale può fornire liquidità in situazioni di emergenza, mantenendo la fiducia nel sistema bancario e prevenendo il diffondersi di crisi finanziarie. Questo sostegno contribuirà a stabilizzare l’economia nel suo complesso, garantendo che Stati e istituzioni finanziarie possano svolgere il loro ruolo senza il timore di subire attacchi speculativi e insolvenza improvvisa.
  • Un’Europa efficiente, a partire dalla riforma del principio del consenso, spesso responsabile di veti e ritardi.
  • Un’Europa solidale, come dimostrato nella reazione alla pandemia, con la creazione del Next Generation EU, che, anche attraverso la creazione di Eurobond, estenda lo strumento del debito comune per sostenere le necessità dei settori strategici: lavoro, istruzione, salute e formazione.
  • Un’Europa capace di difendere i propri confini: una politica unitaria e solidale sull’immigrazione, portando a compimento la revisione delle normative sul diritto di asilo e la ridistribuzione dei flussi migratori; il rafforzamento di un sistema di difesa comune, in sinergia con la NATO; una efficace azione di cooperazione tra i Paesi membri contro il terrorismo e la criminalità organizzata.
  • Un’Europa capace di rafforzare il sistema produttivo, che superi concetti ormai antistorici come l’imposizione di quote e che favorisca la concorrenza in tutti i settori senza penalizzare chi da sempre opera per migliorare i propri territori.
  • Un’Europa determinata a rilanciare la competitività della sua industria attraverso una strategia comunitaria di attrazione degli investimenti che preveda incentivi alle imprese che decidono di riportare sul continente attività e produzioni precedentemente delocalizzate in Paesi extra-UE. Tali incentivi dovranno promuovere il rientro selettivo di quei segmenti della catena del valore caratterizzati da maggiore valore aggiunto e contenuto tecnologico, con l’obiettivo di accorciare e diversificare le filiere produttive strategiche, aumentando la sicurezza degli approvvigionamenti e rafforzando l’autonomia industriale e tecnologica europea nel lungo periodo.
  • Un’Europa capace di una politica energetica comune, al servizio di imprese e cittadini e che attui con realismo gli interventi a protezione dell’ambiente e contro i cambiamenti climatici. L’Unione Europea deve adottare un piano per investimenti massicci nelle energie rinnovabili e nelle reti elettriche intelligenti, con l’obiettivo di raggiungere nel medio-lungo termine una maggiore indipendenza e sicurezza negli approvvigionamenti, anche alla luce della transizione ecologica in atto. Tale piano europeo dovrà prevedere semplificazioni normative e amministrative per accelerare l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti pulite, meccanismi di incentivazione stabili gestiti dalla Commissione europea per sostenere la competitività delle rinnovabili rispetto alle fonti tradizionali, nonché ingenti risorse e linee guida comuni per potenziare e digitalizzare le infrastrutture di rete nazionali, integrando sempre di più l’elettricità verde e rendendo il sistema più flessibile e resiliente.
  • Un’Europa che stimoli l’innovazione e la ricerca, avendo sempre come orizzonte la persona, anche nei settori della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale.
  • Un’Europa che si ponga come interlocutore autorevole nel contesto mondiale multipolare, valorizzando le proprie enormi potenzialità, credendo nella democrazia contro ogni forma di autocrazia e totalitarismo, attuando alleanze strategiche con altri grandi soggetti democratici, a cominciare da USA, Canada, Regno Unito e rafforzando il dialogo con l’India, anche per il tramite del Corpo diplomatico europeo.
  • Un’Europa che si erga a partner degli stati africani al fine di creare un piano di investimenti volto a bilanciare gli interessi dell’Unione con i diritti degli Stati partner di assistere e contribuire al proprio sviluppo e al proprio progresso.
  • Un’Europa che sostenga il patrimonio culturale quale bene comune e rappresentativo della storia di tutti gli europei prevedendo forme di finanziamento anche per la tutela dei beni architettonici.
  • Un’Europa che guardi all’agricoltura multifunzionale incentrata principalmente sulle aziende agricole familiari: agricoltura sostenibile, innovativa e competitiva per produrre cibo di alta qualità e in quantità sufficiente e che sia in grado, al contempo, di rispondere alle sfide e alle preoccupazioni della società in materia di ambiente, cambiamenti climatici e benessere degli animali.Un reale completamento dell’unione politica dell’Europa, che la renda capace di una visione comune sia sul piano interno sia nella politica estera e di difesa non potrà realizzarsi se non a partire da una unione profonda di intenti, contro ogni forma di nazionalismo e populismo. Al di fuori di questa prospettiva comune, nessun Paese europeo potrà reggere da solo il confronto con le altre grandi potenze mondiali, ma rischierà di venirne fagocitato.