In Italia i partiti, per prendere voti, hanno creato una contrapposizione fra i poveri, i disoccupati e le imprese. C’è chi dice di fare politiche per i poveri, in contrapposizione alle imprese, c’è chi dice il contrario. Ed è l’errore più grande che si possa fare. Un errore che provoca danni ai poveri, ai disoccupati, alle imprese, alla tenuta sociale ed all’intero Paese.
Mi spiego: secondo voi è possibile e dignitoso che lo Stato, che ha il debito pubblico più alto del mondo che sarà pagato dai nostri figli, spenda decine di miliardi ogni anno, per sempre, per dare soldi a chi non lavora e sta a casa? E, secondo voi, è possibile che le imprese italiane già in crisi paghino oltre il 60% di tasse, indebitandosi e dovendo rinunciare a crescere, ad assumere, a creare lavoro?
No, sono due strade che portano al disastro sociale ed economico.
Ci si deve sganciare da queste logiche, mettendo poveri, disoccupati ed aziende in un unico contenitore ideale. Si deve smettere di giocare sulle paure e sulle emozioni delle persone per prendere voti e si deve ragionare e lavorare per cambiare il sistema e creare le condizioni, vere, per abbattere povertà e disoccupazione creando lavoro e sviluppo. E questo lo si può e lo si deve fare avendo il coraggio di abbandonare lo schema lavoratori contro aziende e viceversa.
I posti di lavoro nascono dalle e nelle imprese, nelle aziende, dagli imprenditori e dai liberi professionisti. Se questi hanno le condizioni economiche e le sicurezze per crescere, cresce l’occupazione, crescono le assunzioni, diminuiscono i disoccupati ed i poveri. Cioè si crea ricchezza condivisa, si creano redditi, si creano posti di lavoro.
In un quadro di economia globale sulle aziende italiane pesa una tassazione spropositata e un costo del lavoro assurdo, del quale però gran parte è costituita dalle tasse sul lavoro, mentre ai lavoratori arrivano stipendi miseri. Su questo si deve intervenire con forza, coraggio e lungimiranza. Se un lavoratore costa all’azienda 40.000 euro all’anno ma poi di stipendio ne prende 15.000, abbiamo un doppio problema: costo insostenibile per l’azienda e stipendio da fame per il lavoratore.
Lo dico per esperienza diretta: sono un imprenditore, ho oltre 1500 dipendenti, pago milioni di euro di stipendi ma la parte più grande di quanto spendo va in tasse e contributi sul lavoro e non, come dovrebbe essere, nelle tasche di chi lavora.
Mentre in Parlamento assistiamo a scene vergognose e penose, di forze che per recuperare voti mettono a rischio il governo e la stabilità nazionale, noi di Alternativa Popolare poniamo un tema concreto e serio, non ideologico e non elettorale: chiediamo al Governo una seria azione per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, senza bonus, senza miliardi di euro regalati, ma attraverso il cambiamento del sistema fiscale del lavoro e delle imprese, perché tutti, lavoratori, poveri, imprenditori, commercianti e artigiani siamo nella stessa barca e solo insieme, tutti insieme, possiamo salvare il Paese e ridare speranza e prospettive agli italiani.
La politica, per me, non è scontro, non è ricerca di voti, consenso e like, ma ricerca di soluzioni, idee e azioni per restituire dignità e serenità ai nostri cittadini.
Stefano Bandecchi
Coordinatore Nazionale di Alternzativa Popolare