Un articolo pubbliccato il giorno 8 luglio 2022 su Dagospia riporta:
C’è un dato statistico che ci sentiamo ripetere da un po’ di tempo: in Italia nascono pochi bambini. Molti meno che nei decenni passati e meno anche rispetto agli altri Paesi europei, alcuni dei quali non se la passano comunque troppo bene da questo punto di vista. Molti, superficialmente, pensano che non sia un problema grave. Altri si domandano: non è che in un Paese meno popolato si può stare un po’ meglio, un po’ più larghi, consumando e inquinando meno?
Il Paese – nonostante i flussi migratori dell’inizio di questo secolo – da qualche anno sta assistendo alla riduzione del numero complessivo dei residenti: siamo meno di 59 milioni e secondo le previsioni dell’Istat arriveremo a circa 54 nel 2070. Le conseguenze iniziano ad essere ben visibili: intere aree del Paese si stanno spopolando e i territori che soffrono di più sono nel Mezzogiorno, mentre il mondo del lavoro, già afflitto da ben noti problemi di incrocio tra domanda e offerta e dalla fuga dei talenti verso l’estero, inizia a sperimentare la carenza di figure professionali fondamentali.
Si può fare qualcosa per invertire questa tendenza? I fenomeni demografici, o almeno alcuni di essi, sono per definizione lenti: le conseguenze di un eventuale cambiamento di oggi si vedranno nella loro pienezza non prima di una ventina d’anni.
A questa grave crisi demografica, Alternativa Popolare risponde attraverso eventuali iniziative da adottare per il futuro. Qui le parole del Coordinatore Nazionale, Stefano Bandecchi.
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