“È urgente pensare a un’educazione affettiva capace di prevenire l’istinto di sopraffazione che è il principale motore di tragici episodi come quello di Giulia Cecchettin. La base da cui muovere resta la famiglia.
Non sono solo i giovani i responsabili di questa grande scia di violenza ai danni delle donne. Tuttavia, non possiamo ignorare come troppi episodi di cronaca – pensiamo ai fatti di Palermo quest’estate – riguardino le nuove generazioni, drammaticamente disabituate al rispetto dell’altro e soprattutto al pagare le conseguenze delle proprie azioni.
L’iper protezione offerta da alcuni genitori – basti pensare che se oggi un figlio viene bocciato la colpa viene data ai professori – danneggia non solo i ragazzi ma fa male a tutta la nostra società che sempre più spesso deve fare i conti con ‘i bravi ragazzi’ che si tramutano in bestie.
Servono famiglie che sappiano dire no e insegnino ai ragazzi a essere uomini, a trattare le donne come si deve, con rispetto, e a gestire la frustrazione di un no, di un fallimento.
Io sono stato educato che le donne vanno rispettate nel loro sì e nei loro no. Le donne vanno protette e questa cosa me l’ha insegnata mia mamma.
Anziché continuare a strumentalizzare una tragedia simile come è stato fatto questi giorni, è bene che si rifletta anche sul quanto gli attuali modelli educativi siano viziati: eccessiva indulgenza, permissivismo e lassismo, tutti errori imperdonabili che disabituano il giovane all’errore e al senso del limite”
Stefano Bandecchi
Coordinatore nazionale di Alternativa Popolare
Sindaco di Terni